Lo stampatore greco


Lo stampatore greco
di Massimo Zenobi
Nel 1453 la conquista turca di Costantinopoli segna la fine dell’Impero Romano. La sua eredità sopravvive negli occhi e nei cuori delle migliaia di profughi che cercano riparo sulle coste italiane, e Ancona in particolare diventa un importante crocevia della diaspora bizantina. Qui, in un austero palazzo di ricchi mercanti, fiorisce tra due bambini una profonda amicizia, destinata a durare per tutta la vita. Mikel, irrequieto e dal brillante intelletto, si scopre poeta, cantore nostalgico di una patria sognata, ma finirà per guadagnarsi il pane da mercenario; Kyriakos, spirito pratico dal diverso ingegno, dedicherà ogni sua energia all’arte tipografica, ai suoi primi vagiti, e quando riuscirà a impiantare la propria stamperia, dopo innumerevoli peripezie, il primo libro con i tipi di Ciriaco sarà la raccolta degli epigrammi composti dall'amico.
Le traiettorie dei tanti personaggi, veri e inventati, si intersecano in base a una cronologia rigorosa, a cui sfugge solo Saladino. Fa da sfondo il mare, pervasivo e onnipresente, il liquido amniotico dentro al quale ha preso vita il romanzo: e Ancona e le Marche, la placenta che lo ha nutrito. E tante sono le madri e le donne: Theodora, moglie del capofamiglia Demetrios e madre di Theo e Kyriakos, a cui il marito morente affida la guida della casa; Isolde, "Isota la zota", la vedova zoppa di Verona che conquista il cuore di Theo; Eufrosine, madre di Mikel, principessa bizantina prigioniera di un matrimonio infelice; Eirene, la governante, e molte altre.
Più che una saga familiare, "Lo stampatore greco" è una storia di profughi, della loro lotta per ritrovare una propria identità, della lenta e faticosa assimilazione in un mondo alieno e conflittuale, tra antico e moderno, oriente e occidente, turchi e cristiani, greci e latini.
Chi è Saladino? Un gatto…