Lo stampatore greco
Firenze, 1459
Su commissione della famiglia Medici, Benozzo Gozzoli affresca le pareti della cappella di palazzo, da quel momento – e per sempre – nota come la Cappella dei Magi. Il soggetto è il pretesto per celebrare il prestigio raggiunto dalla famiglia, i cui componenti si fanno ritrarre in mezzo a un nutrito corteo di principi e autorità di quel periodo. La maestria del pittore ci restituisce una sorta di “foto di gruppo” delle personalità più importanti del tempo, nel momento in cui vengono riunite da papa Pio II attorno a un unico scopo: organizzare una crociata, per liberare Costantinopoli – caduta qualche anno prima nelle mani dei turchi – e far risorgere l’impero bizantino, erede della tradizione culturale greco-romana.


In altri tempi i crociati andavano in Terra Santa, a liberare le radici della fede cristiana dalla gramigna che le soffocava. Nella nuova visione degli umanisti, Costantinopoli è idealmente la nuova Gerusalemme, le radici da liberare e custodire sono quelle della cultura greca. I luoghi sacri sono ora le vestigia dei monumenti, attraverso cui gli antichi ci tramandano i loro ideali di bellezza e perfezione. Ora è l'Uomo, e non più Dio, al centro dell'Universo.
Così, con Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, e Galeazzo Maria Sforza, signore di Milano, insieme a Giovanni VIII Paleologo, imperatore dei Romei, e a Giuseppe, patriarca di Costantinopoli, avanza con pari dignità una piccola folla di artisti (lo stesso Benozzo), letterati e intellettuali, italiani e bizantini.
Fra i tanti, presenti sulla scena, a un uomo va riconosciuta una parte importante del merito di aver ridestato in Occidente il rispetto e l'ammirazione per il mondo classico: Ciriaco Pizzecolli.

Adriatico centrale, 1459
Inizia così, è questo il contesto in cui prende vita il racconto de "Lo stampatore greco".