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Eventi

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La caduta di Costantinopoli

L’espressione “fare bottino a Istanbul”  indicò per lungo tempo presso i turchi l’acquisizione improvvisa di una grande fortuna. È la riminiscenza di cioè che avvenne all’alba del 29 maggio 1453, quando i soldati del sultano Maometto II irruppero in città e la sottoposero a un immane saccheggio, sterminando e prendendo schiava la popolazione. Cronisti dell’epoca presenti al fatto testimoniarono i massacri e le profanazioni. Niccolò Barbaro, medico di bordo veneziano, scrisse che quella mattina il sangue scorreva come acqua, e le teste galleggiavano lungo i canali come meloni.

Esistono anche testimonianze sulla fine di Costantino XI Paleologo, l’ultimo imperatore dei Romei, che portava singolarmente lo stesso nome del primo e la cui madre si chiamava Elena, il quale, quando vide che la città era perduta, si gettò nella mischia e trovò la morte combattendo.

Costantino però non morirà mai per i suoi sudditi. Secondo la leggenda si trasformerà in una statua di marmo insieme alla sua cavalla araba dalle zampe bianche: di giorno immobile nei sotterranei della città, di notte invece si animerà, e la si vedrà levare scintille facendo cozzare la sua spada contro quelle degli infedeli.

Costantino è santo per la Chiesa ortodossa, e nel centro di Atene esiste un monumento che lo celebra.​

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L'invenzione della stampa

Negli anni successivi, maestranze perlopiù tedesche aprirono stamperie in tutta Europa: in Italia nel 1465, in Francia nel 1470, in Inghilterra nel 1477, in Svezia nel 1483, in Spagna nel 1492, ecc. In particolare in Italia giunsero due monaci tedeschi presso l'abbazia benedettina di Subiaco, dove impiantarono la prima officina tipografica sul suolo italiano. Anche a Venezia fu un tedesco a importare la tecnica: qui la stampa ebbe uno sviluppo straordinario, per una serie di circostanze positive: il vivace clima culturale, ma anche l’abbondanza di capitali, la facilità di approvvigionamento delle materie prime, la carta anzitutto, che affluiva in grande quantità grazie alla presenza nel Dominio di numerose cartiere. A tutto questo dobbiamo aggiungere la possibilità di usare per la vendita dei volumi i canali commerciali che collegavano Venezia alle principali piazze italiane ed europee. Nel 1488 furono censite nella sola Venezia oltre 200 macchine da stampa.

Dal cuore dell'Europa, nel momento stesso in cui assisteva all'atto finale dell'agonia di quell'impero romano che ne aveva forgiato l'identità, prese l'avvio una rivoluzione destinata a cambiare per sempre la storia dell'uomo.

La "Bibbia a 42 linee" fu il primo libro stampato con la tecnica dei caratteri mobili messa a punto da Johannes Gensfleisch detto Gutenberg. Se prima occorrevano anni del lavoro degli amanuensi e una spesa ingente per ottenere una sola copia, ora bastavano pochi giorni per produrne un numero indefinito a costi accessibili.

La immensa rivoluzione nelle possibilità intellettuali dell’umanità seguita a questa invenzione, ci è chiara anche osservando con quale rapidità si sia diffusa in tutta Europa. Alla diffusione dell’arte tipografica fece riscontro la proliferazione stupefacente del libro e, a fronte di poche migliaia di manoscritti, alla fine del ‘400 si calcola che esistessero circa nove milioni di libri stampati in meno di cinquant’anni. La passione per il libro si diffuse in forma massiccia contaminando molte persone, non sempre necessariamente nobili e benestanti, ma anche comuni borghesi di modesta condizione. Non dimentichiamo che i libri a stampa, anche se molto più economici dei manoscritti costavano comunque una somma di tutto rispetto. Si calcola che tra il 1470 e il 1490 il prezzo di un volume a stampa a Venezia si aggirasse intorno ai due ducati d’oro. In ogni caso, questa nuova invenzione apriva la possibilità di accesso alla cultura non soltanto ai nobili, ma anche ai piccoli borghesi.

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